Nelle scienze sociali, il mito di Venere viene studiato ed utilizzato come metafora comportamentale e psicologica di una donna moderna, lasciandoci riflettere su ciò che la mitologia può suggerirci sull’universo femminile.

Guardando il quadro di Sandro Botticelli nella Galleria degli Uffizi a Firenze, possiamo ammirare una Venere eccezionale e inedita.

Il mito di Venere racconta di una Dèa dolce, rappresentata accanto ai simboli che la rappresentano: la colomba, il cigno ed un passero, delicati ed eleganti animali liberi, capaci di volare, e simboli floreali quali la rosa, il mirto e la palma.

Venere rappresenta la bellezza, la primavera, la vegetazione, ciò che nasce e fiorisce, i legami forti, la protezione.

Ciò che si trova ne il mito di Venere è una donna talmente bella e desiderabile da infondere piacere, desiderio e una forte spinta per l’amore sessuale (rappresentata, nel mito, da Eros).

Ciò che è contenuto nel mito disegna una donna inafferrabile, di grande indipendenza della donna dall’uomo, con ingredienti di seduzione e desiderio ma anche di trasformazione psicologica, crescita continua conoscenza approfondita di sé derivante dai rapporti d’amore

Il corpo di Venere

Venere ama e protegge l’amore. Questa donna bellissima e sensuale, fa ammaliare differenti Dèi, nonostante i suoi famosi sette difetti, quali:

  1. Il secondo dito del piede più lungo dell’alluce, cosiddetto piede alla greca;
  2. Lo strabismo di Venere;
  3. Le fossette di Venere sopra il sedere;
  4. Linee oblique sull’addome;
  5. Un colore all’attaccatura dei capelli differente dal biondo della chioma;
  6. Il dito medio della mano più lungo del palmo;
  7. Alcune rughe sul collo.

I difetti ne Il mito di Venere ci fanno riflettere sulla perfezione dell’amore.

Si può arrivare a cercare una perfezione fisica irraggiungibile?

Può l ‘amore trovarsi nella perfezione dei singoli tratti di una donna?

Come possiamo misurare, su quali canoni, la perfezione dei tratti femminili?

Forse, lasciarsi influenzare dalle immagini di copertina e, ormai, dai modelli tutti uguali e stereotipati di donna con il corpo perfetto (per meritarsi di essere guardata, accettata, amata) rischia di creare una generalizzazione troppo vasta.

Rischia di collocare tutte le donne in una unica categoria del “perfetto”.
Rischia di fare sentire le donne ancora più sole.

Il Mito di Venere dipinge una donna, una Dèa, contraddistinta da difetti fisici che non rappresentano un ostacolo all’accettazione di Sé, all’amore per sé stessa e per l’amore di coppia.
Venere si lascia amare e si ama, senza limiti di misure.

Il carattere di Venere

Venere è associata alla riconciliazione, perché l’amore muove amore. Nel mito, si avvicina a figure come Desiderio e riappacifica separazioni e liti violente.

Si tratta di una donna dunque forte, combattente e guerrigliera di carattere, che alza la testa e fa valere le proprie idee e i propri No. Che media.
Alcune figure femminili, nella mitologia, venivano date in sposa o rapite, ma il mito di Venere racconta di una Dèa indipendente, libera di scegliere chi sposare.

Si affianca a diversi amanti, ha molte relazioni, vive l’amore puro appieno, mettendo al mondo diversi figli che protegge seppur non sempre cura.
Decide di sposare un Dio poco apprezzato per bellezza, rappresentato brutto e storpio, ma con grande capacità di lavorare l’oro e creare gioielli unici da darle in dono.

Ecco rappresentato il carattere di una donna forte e indipendente, libera di volare e amante dell’amore, capace di generare passioni e legami strettissimi, ma anche dolori e sofferenze.
Ne il Mito di Venere, la Dèa nasce dalla spuma del mare, ed è forse questa sua origine ad attribuirle questo carattere passionale, forte, deciso.

Il conflitto con le donne

La Dèa, nel mito, presenta diverse zone di ombra.
Ha un carattere irascibile e rabbioso con le donne che non amano loro stesse, che non si prendono cura di sé.

Anche la vendetta rientra nel temperamento comportamentale di Venere, gettando sulle sue nemiche, che la fanno soffrire per il loro mancato amore verso sé stesse, nelle braccia di amori terribili, non ricambiati o svalutanti.
È importante e parallela dunque una riflessione sull’amicizia femminile.

L’amore non è dunque un sentimento ad una sola via: l’amore verso gli altri.
Per amare gli altri si deve essere in grado di amare sé stessi, insegna il mito di venere.

Il lato oscuro dell’amore

Il mito di Venere racconta di una donna che ama oltre ogni confine; comportando anche relazioni con uomini impegnati, pur di vivere il proprio sentimento ed il proprio desiderio.

In questo senso Venere può unire e portare all’estrema conoscenza di sé così come dividere, provocare caos e disordine nella vita delle famiglie.

Non c’è patologia

Il carattere e il temperamento di Venere può essere ricondotto ad una donna frivola, leggera, che vive l’amore con momenti di profondo piacere fisico e sessuale, senza fermarsi in una relazione troppo a lungo.
Questa donna, però, rappresenta anche l’intelligenza, la scelta razionale, l’appagamento di conoscere sé stessi e di vivere emozioni che, seppur attraverso relazioni errate, insegnano qualcosa.

Venere è una donna che studia, migliora, perfeziona sé stessa, si vive pienamente. Non rappresenta mai la patologia narcisistica, rappresentando il narcisismo l’esempio perfetto di assenza di amore.

Che cosa possiamo ancora imparare da il mito di Venere?

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Articolo di Martina Petrucciani

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