Parlare del lavoro per ex detenuti non può prescindere dal raccontare alcune condizioni psicologiche che riguardano la popolazione carceraria.

Il lavoro per ex detenuti è un elemento fondamentale in quello che è il reinserimento in società e la famosa, e protetta dalla costituzione, riabilitazione post carcere.

È per questo che il lavoro per ex detenuti ha una valenza sociale e psicologica centrale nella ricostruzione del Sé e della propria personalità in interazione con gli altri: si tratta di una vera e propria riscoperta di sé, unita a quella che viene definita utilità sociale.

Lavoro per ex detenuti: la sindrome da prisonizzazione

Proviamo quindi a capire quali sono le caratteristiche del fenomeno che viene chiamato “sindrome da prisonizzazione.

All’interno dell’istituto carcerario (anche detto istituto totale) si verificano alcune condizioni, proprie dello status di detenuto, che possono infierire nella formazione di una psicologia molto limitante e dannosa per il detenuto stesso.

Partiamo dal presupposto che il detenuto, insieme alla sua condizione di uomo libero, ha anche perso la possibilità di esercitare una professione. Svolgere un qualsiasi tipo di lavoro conferisce uno scopo, un’utilità ma anche dignità, essendo anche origine di stima personale nella persona, generando autostima nel senso di autoefficacia.

Gli aspetti del carcere che possono influire sulla psicologia dell’individuo, anche quando ritorna in libertà, possono essere:

  • Un cambio di stile di vita e di abitudini, che vengono imposti;
  • L’obbligo di coabitazione forzata, con compagni di cella che non si possono scegliere, con la conseguente riduzione della privacy;
  • Le violenze psicologiche, o violenze in genere, e l’apprendimento dell’aggressività;
  • L’impossibilità del controllo, la persona subisce le decisioni altrui a 360° senza la possibilità di avere il controllo della situazione;
  • La monotonia;
  • Essere esposto a dei modelli di comportamento disfunzionali.

Trovare lavoro per ex detenuti può non essere semplice soprattutto perché non si può dimenticare che la presenza dei fattori sopraelencati e la situazione detentiva delle singole persone sono elementi in grado di influenzare la ricerca del lavoro.

Altri fattori che influenzano la ricerca del lavoro per ex detenuti possono essere condizioni psicologiche con cui si è entrati in contatto nel momento della detenzione, ad esempio:

La perdita di controllo sulle proprie azioni;

Questo rappresenta uno dei maggiori fattori che possono incidere sula psicologia dei detenuti e anche limitare la successiva ricerca del lavoro per ex detenuti.
Quando si diventa carcerati non ha più a possibilità di scegliere, non potendo decidere neanche quando svolgere piccole azioni appartenenti alla quotidianità di ognuno, come ad esempio cosa e quando mangiare, lavarsi, vestirsi, dormire… Questo psicologicamente crea uno shock umiliante che può sfociare in emozioni negative di confusione, rabbia, agitazione e depressione.

La mancanza di stimoli, propria della vita carceraria;

Questa è una condizione propria della vita in carcere, dove esistono delle routine sempre uguali che non permettono il cambiamento sotto molti aspetti, con una riduzione degli stimoli esterni.
La mancanza di questi stimoli può avere un effetto sulla psicologia dei detenuti, rendendo ancora più difficile, una volta in libertà, la ricerca del lavoro per ex detenuti.
La vita monotona e le routine ripetitive diminuiscono la flessibilità del pensiero e il problem solving.

Come possono, quindi, queste cosiddette sindromi da prisonizzazione influenzare la ricerca di lavoro per ex detenuti?

Le sindromi carcerarie, dette anche sindromi da prisonizzazione, sono una risposta alla vita carceraria da parte di alcuni soggetti devianti che mostrano una riduzione delle capacità intellettuali e di performance
 Questi soggetti presentano anche uno stato di deterioramento mentale, causato da fattori estremamente stressanti, che possono provocare disturbi d’ansia, tensione, tentato suicidio, autolesionismo e alta aggressività.

Alcuni dei comportamenti a rischio sono ad esempio:

  1. La deculturizzazione, ovvero la perdita degli schemi culturali sociali adeguati;
  2. L’alienazione, cioè l’adeguamento disfunzionale all’ambiente del carcere;
  3. L’acculturazione, l’assorbimento di ruoli, schemi di comportamento e valori propri della cultura carceraria.

Questi fattori rendono ancora più difficile e delicata la ricerca di lavoro per ex detenuti.

Uno dei rischi, di cui abbiamo già parlato all’interno di un precedente articolo, è quello della stigmatizzazione, ovvero il famoso etichettamento, cioè lo “stigma”, di cui parla anche Goffman, quindi quando un detenuto tornato in libertà viene etichettato, o giudicato secondo pregiudizi, per lui è molto più facile identificarsi in quel modello e portare avanti quello schema di comportamento, così come indicato dagli altri, essendo il comportamento atteso e quello in cui lui si è abituato all’interno del carcere.

Questo di nuovo è un altro fattore che rende più difficoltoso trovare lavoro per ex detenuti.

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Articolo di Martina Petrucciani

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