Nell’articolo precedente abbiamo parlato di criminologia, volendo darne una definizione teorica e pratica. In questo articolo invece andremo ad analizzare il comportamento deviante.

Nella criminologia viene posto sotto la lente d’ingrandimento il comportamento della persona: da dove nasce un comportamento criminale? un atteggiamento propenso al rischio o un carattere aggressivo, quando possono sfociare in commissione di un fatto criminale?

Con l’intento di approfondire il comportamento criminale, primo di una serie di articoli a riguardo, seguici in questo articolo per averne i primi cenni!

 

Comportamento criminale e ruolo dell’ambiente

Lo psicologo Kurt Lewin definiva il Comportamento umano con l’equazione:

C= f  (P,A)

Il comportamento umano è espressione della personalità di ognuno di noi, nelle sue manifestazioni e nei suoi tratti, condizionata dall’influenza dell’ambiente e del contesto a cui apparteniamo. L’importanza e la centralità del contesto e dell’ambiente è molto importante per la criminologia così come per altre discipline, tra cui la sociologia e l’antropologia.

Con ambiente ci si riferisce, ad esempio a:

  • La famiglia in cui nasciamo e le interazioni con i nostri famigliari e parenti;
  • Le nostre prime esperienze di socializzazione;
  • Gli esempi da cui impariamo e che formano il nostro carattere e la nostra personalità;
  • La scuola, le relazioni con gli amici e gli insegnanti;
  • I primi amori, le relazioni sociali, amicali;
  • L’ambiente lavorativo;
  • I rapporti con l’autorità e gli adulti in generale, tra cui i genitori, anche in età adulta;
  • Il rapporto con le istituzioni e gli enti territoriali;
  • Le esperienze che ci condizionano, motivano, influenzano.

Questi sono alcuni elementi che, nello studio della genesi del comportamento criminale, devono assolutamente essere considerati per comprendere ciò che può avere portato a commettere un evento criminoso anche persone con una fedina penale perfettamente pulita ed insospettabili.

Nella teoria social-cognitiva, Albert Bandura cita chiaramente:  

“Noi apprendiamo dall’ambiente e l’ambiente apprende e cambia grazie alle nostre azioni”

Ciò sottolinea quanto l’ambiente ed il contesto che ci circonda siano centrali nella definizione del nostro comportamento in un preciso momento, capace e responsabile, in certi casi, di influenzarlo ed influenzare le nostre emozioni. Ciò influisce dunque a determinare anche un comportamento criminale.

Il comportamento criminale non è un raptus frutto di mere pulsioni irrazionali!

Non è nemmeno solo lo specchio di ciò che abbiamo imparato e assimilato.

Il comportamento criminale può essere frutto di diversi fattori che si conciliano tra loro, dando luce anche, in certi casi, a qualcosa di nuovo, inaspettato, anche estremamente violento.

Lavorando in carcere minorile e con ragazzi responsabili di avere commesso anche efferati reati, ci si confronta spesso con affermazioni come “proveniva da una famiglia normale ”; “era un così tanto bravo ragazzo ”; “era un ragazzo normale, come tutti gli altri ”.

Forse è più facile giustificare un comportamento criminale accompagnandolo ad una patologia mentale, a qualche cosa di “anormale”, ad un contesto di provenienza disagiato o violento.

L’affascinante mondo della criminologia e dell’analisi comportamentale, però, ci insegna che questo non è sufficiente ed in certi casi nemmeno reale!

È lo psicanalista Carl Gustav Jung a sostenere che ogni persona ha un lato oscuro.

Sì, hai capito bene! Dentro ciascuno di noi, anche dentro di te, esiste un oscuro mondo sotterraneo e primitivo in cui vivono gli istinti, le emozioni irrazionali, le decisioni di pancia, gli atteggiamenti e i valori che la società in cui viviamo ci ha insegnato a rifiutare. 

Tuttavia, è centrale il ruolo delle emozioni positive, della resistenza psicologica, della gestione degli impulsi, dello stress e della rabbia nel percorso di vita di ciascuna persona, che agisce come difesa e forza per forgiare un carattere controllato e adeguato a vivere secondo le regole societarie condivise.

 

Fattori e comportamento criminale

Vediamo ora insieme alcuni studi di criminologia teorica in merito alla genesi del comportamento criminale.

Le situazioni di rischio che vedremo a breve possono causare comportamenti pericolosi nel determinare futuri atteggiamenti contro legge, come:

  • Incapacità di instaurare legami di affetto duraturi o sinceri;
  • Aggressività, reazioni di freddezza emotiva, incapacità di riconoscere le emozioni o incapacità di gestire la rabbia;
  • Disorientamento nella crescita, confusione;
  • Nei ragazzi volontà di essere al centro dell’attenzione con comportamenti di sensation seeking
  • Facilitazione all’uso e abuso di sostanze stupefacenti o comportamenti di dipendenza in genere;
  • Adottare comportamenti trasgressivi e contro la legge per sfidare le autorità, la società o il gruppo di amici.

Dunque queste alcuni dei comportamenti che possono scaturire in presenza di determinati fattori, che concorrono al generarsi delle situazioni di rischio. Vediamone insieme alcuni.

È John Bowlby a teorizzare, nel 1967, il modello per cui la carenza delle cure materne, per un periodo continuativo di almeno 3 mesi, nei primi quattro anni di vita del bambino, potrebbe essere causa di futuri comportamenti di distacco emotivo e disagio.

Anche la carenza paterna come fattore di rischio viene individuato e studiato da Andry nel 1966: dalle sue ricerche emerge che l’assenza della figura del padre biologico nel periodo della crescita del bambino potrebbe essere correlato al mancato rispetto e riconoscimento dell’autorità e dei ruoli nello sviluppo, facilitando un futuro comportamento criminale.

  • Privazioni affettive

I cambiamenti repentini delle figure di affidamento e di riferimento, durante l’infanzia, anche diverse dai genitori, viene individuato dagli studiosi del comportamento criminale come una concausa dei fattori di aumento del rischio.

Una istituzionalizzazione precoce, un ambiente di crescita maltrattante con incurie, trascuratezze affettive, materiali o psicologiche potrebbe essere causa di emozioni di rabbia repressa, disagio e aggressività. Come sostiene la teoria della carenza affettiva di Bandini e Gatti le privazioni emotive in tenera età favorirebbero un comportamento criminale causato da una incapacità nella comunicazione con gli altri e con il padre, soprattutto. 

Secondo tante meta analisi e studi psicologici e pedagogici, la separazione della coppia genitoriale verrebbe vissuta dal figlio come una separazione emotiva, una rottura dell’equilibrio psicologico e delle proprie certezze, una instabilità difficile da controllare e gestire. Le separazioni, infatti, se non assistite, possono comportare gravi di rischi nella genesi di un futuro comportamento criminale. 

Gli elementi sopraindicati favorirebbero dunque tutti quei comportamenti, soprattutto in età adolescenziale, di ribellione e adeguamento o affiliazione a tutti quei modelli disfunzionali e pericolosi, da cui può essere difficile tornare indietro.

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Bibliografia

Andry R.G. (1966), Fattore materno e fattore paterno nella delinquenza, in AA.VV., La carenza delle cure materne, Armando, Roma

Bandini T., Gatti U. (1987), La minore età, in Gulotta G., Trattato di psicologia giudiziaria, Giuffrè, Milano

Bandura A (1977), Social Learning Theory, Prentice Hall, NJ

Bertelli B. (2008), Devianza, forme di giustizia e prevenzione, Trentini Editore

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