Nell’articolo precedente, abbiamo iniziato a parlarvi della tutela dei minori e, in particolare, della prevenzione cyberbullismo

Inevitabilmente, il sempre più frequente utilizzo di dispositivi elettronici anche tra i più piccoli, ha aumentato il rischio di esposizione a questo fenomeno ma, di certo, non ha sostituito il cosiddetto bullismo tradizionale

Andiamo allora a vedere insieme cos’e il bullismo e come possiamo riconoscerlo e prevenirlo.  

I dati 

Sempre più spesso siamo chiamati a confrontarci con situazioni ed episodi drammatici portati all’attenzione da innumerevoli articoli di cronaca. 

Così come riportato anche da “La Stampa” la Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale, in occasione della Giornata Nazionale contro il Bullismo e il Cyberbullismo lo scorso anno, più del 50% dei ragazzi tra gli 11 e i 17 anni ha subito episodi di bullismo¹

Questi dati non solo permettono di capire più a fondo cos’e il bullismo, ma ci aiutano anche a sfatare due false credenze: la prima è quella che porta a pensare che il bullismo sia “una cosa da grandi” e che le prevaricazioni si verifichino soltanto tra gli adolescenti. La seconda è quella che vede il bullismo soltanto come fenomeno isolato. 

Il bullismo ha il suo principale luogo di azione nelle scuole. Tale affermazione può risultare scontata se si pensa che è proprio a scuola che i ragazzi passano più tempo. La scuola, inoltre, da sempre è il luogo dove si svolge la socializzazione e la formazione della personalità dei bambini

Nel contesto scolastico, ove sono presenti ragazzi di età differenti, è facile il verificarsi di una gerarchia sociale tra pari.

Quello a cui bisogna, però, prestare attenzione è il fatto che le problematiche assimilabili al bullismo si registrano già nelle scuole dell’infanzia e nella scuola primaria trovano la massima espressione. Inoltre, non di rado può verificarsi che le vittime della scuola primaria rimangano ancorate alla loro posizione e non riescano a liberarsi nemmeno in seguito del proprio ruolo.  

Pertanto, è in quel frangente che bisogna iniziare a parlare di prevenzione, prima di arrivare alle scuole superiori, dove le aggressioni fisiche lasciano il posto alle prevaricazioni indirette, alla violenza psicologica o sessuale.

Cos’e il bullismo

Innanzitutto, per spiegare in modo puntuale e completo cos’e il bullismo, è opportuno specificare che un unico e isolato atteggiamento prevaricatorio non è sufficiente per parlare di bullismo

Il bullismo, infatti, non è solo un comportamento aggressivo ai danni dell’amico o del compagno di scuola ma un atteggiamento reiterato nel tempo.

Le caratteristiche principali che devono necessariamente essere presenti per poter parlare di bullismo sono le seguenti

  • Vi deve essere l’intenzionalità di ferire la vittima da parte del bullo;
  • Dev’essere presente un’asimmetria e uno sbilanciamento di forza e ruoli tra i due soggetti;
  • La situazione tende a cronicizzarsi ancorando la vittima e il bullo a quello status;
  • Le prevaricazioni fisiche e/o psicologiche non sono isolate ma reiterate nel tempo;
  • La vittima è un soggetto vulnerabile. Di fatto, è il coetaneo più fragile e timido ad essere preso di mira.

La vittima, inoltre, per vergogna o timore di ritorsioni e vendette non chiede aiuto.

Il bullo è, in genere, un ragazzo irascibile e dotato di un’alta autostima. Inoltre, manca di empatia in quanto non è capace di comprendere che le sue azioni provocano una sofferenza nella vittima

Ma le azioni del bullo non sono sufficienti per poter parlare di bullismo. È il ruolo degli altri, infatti, a rafforzare il ruolo del bullo e ad affermare la sua posizione

  • L’aiutante del bullo lo aiuta concretamente unendosi in maniera attiva alle aggressioni;
  • Il sostenitore del bullo si limita ad approvare le prevaricazioni. “Se l’è meritato”. Questo non fa altro che aumentare l’aggressività;
  • Lo spettatore che, anche se non prende posizione, di fatto, scoraggia la vittima dal chiedere aiuto
  • I difensori della vittima sono pochi e, il più delle volte, vengono poi allontanati dal gruppo in quanto additati come spie.

Il ruolo del gruppo è, quindi, fondamentale. All’interno delle classi si formano i primi disequilibri. Molti ragazzi, pur di entrare a far parte di un determinato gruppo – a volte per evitare le ritorsioni – tendono ad adeguarsi anche ad atteggiamenti negativi, anche se non condivisi, pur di non restarne al di fuori.

L’ingresso nel gruppo avviene per imitazione: ci si conforma per il timore di non essere accettati.

Questa è una necessità e un bisogno essenziale insito in ognuno di noi in quanto abbiamo bisogno degli altri al fine di poter formare la nostra identità sociale. Abbiamo bisogno di sapere che esistiamo!

Il gruppo, inoltre, deresponsabilizza: chi agisce all’interno del gruppo tende a pensare che non dovrà rispondere delle proprie azioni

Un altro aspetto che è fondamentale approfondire per capire a fondo cos’e il bullismo è la deumanizzazione della vittima. Per spiegarvi: attraverso un processo empatico, si è meno propensi ad esercitare violenza, in qualsiasi forma, verso chi riteniamo essere più simile a noi. Dunque esiste una propensione all’aggressività diretta verso chi sentiamo essere più distante da noi.

Si parla di deumanizzazione e di colpevolizzazione della vittima in quanto si arriva a ritenere che quest’ultima non sia umana o, in alternativa che si meriti di essere trattata male.

Come riconoscere il bullismo

Come spiegato sia all’interno dell’articolo cause del bullismo nel blog dello Studio tecnico investigativo Aenigma, sia all’interno dell’articolo chi sono i bulli a scuola? Caratteristiche e comportamenti nel blog di Non Solo Pedagogia, in un’ottica di prevenzione, è assolutamente possibile individuare quelli che possono essere i comportamenti a rischio e cercare di agire subito

Esistono campanelli di allarme da osservare sia per capire se vostro figlio è vittima di bullismo, sia per comprendere se potrebbe, in prima persona, mettere in atto atteggiamenti di prevaricazione.

Ovviamente, ogni situazione andrebbe analizzata a parte ma possiamo fornire qualche consiglio utile

Nel primo caso, ad esempio, il bambino vittima di bullismo potrebbe

  • Essere introverso, e tendere ad avere difficoltà ad esprimere le proprie emozioni;
  • Presentare sintomi psicosomatici (mal di testa, mal di pancia, disturbi del sonno);
  • Essere stressato e presentare perdita di interesse verso i propri hobby;
  • Avere difficoltà a scuola e chiedere spesso si assentarsi o rimanere a casa;
  • Non voler rimanere solo, chiedendo di essere accompagnato e mostrandosi più spaventato.

Nel secondo caso, invece, il bambino potrebbe:

  • Mostrare sottomissione con uno dei genitori o vivere una situazione di trascuratezza ed eccessiva libertà;
  • Parlare poco in casa di sé, delle proprie giornate, dei propri stati emotivi;
  • Avere una mancanza di senso di colpa, autocritica e responsabilità, e non sapere chiedere scusa;
  • Avere difficoltà ad affrontare gli insuccessi;
  • Avere un rendimento scolastico basso;
  • Mostrare violenza e aggressività per stare al centro dell’attenzione e avere un rapporto negativo con le figure autoritarie;
  • Mostrare scarsa tolleranza alla frustrazione.

Bisogna prestare attenzione, come adulti, alle richieste di aiuto dei bambini e dei ragazzi cercando di non minimizzare racconti di episodi di violenza psicologica o fisica

Allo stesso modo, non bisogna colpevolizzare un bullo, bensì spiegargli in modo chiaro cos’e il bullismo e lavorare insieme a lui sui concetti di responsabilità, consapevolezza ed empatia, in un percorso mirato ed affiancato dai genitori.

Articolo di Valentina Grazzi

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