Chi è la mediatrice familiare
La mediatrice familiare è un’esperta nella gestione delle emozioni e della comunicazione in una relazione di coppia, genitoriale, di coniugi o, in generale, nelle dinamiche relazionali.
È una figura che si pone come obiettivo primario l’ascolto e l’osservazione di cosa e come si comunica, si esprimono i concetti, la scelta di parole, cosa comunica il volto e il corpo di chi si sta relazionando.
Chi si rivolge ad una mediatrice possono essere coppie in difficoltà, genitori e figli, genitori e nonni, ma anche una coppia di amici.
È necessario che la mediatrice familiare abbia competenze psico-educative, legali, ma soprattutto comunicative e che sposi un atteggiamento che favorisca il problem solving e la cooperazione tra le parti.
La mediatrice familiare è un terzo neutrale che offre un intervento professionale ad una relazione in crisi, e si pone come scopo ripristinare e riorganizzare la relazione stessa, rinegoziare le condizioni alla base di un rapporto che sia equilibrato per entrambe le parti.
La mediatrice offre un sostegno pratico e utilizzabile autonomamente dalle parti per gestire un conflitto comunicativo e raggiungere più ragionevolmente e positivamente un accordo, nella gestione familiare o in supporto a studi legali.
Cosa fa la mediatrice familiare in pratica
La mediatrice familiare può aiutare ad individuare il nostro modo di comunicare, il nostro stile comunicativo e, con questa consapevolezza, sarà più facile comprendere gli altri, le differenze tra ciascuno, accettandole e migliorando la nostra comunicazione.
La mediatrice familiare può aiutare, concretamente e praticamente, le persone, nel riconoscere le proprie modalità di relazionarsi con gli altri in diverse situazioni di normalità o critiche, in cui le emozioni intervengono e divengono centrali, influenzandone i risultati.
All’interno della mediazione familiare ci si pone affianco alla persona, la si accoglie e la si aiuta a:
- Assumere il punto di vista degli altri per comprenderne i pensieri e le emozioni, senza giudicarlo, valutarlo o manipolarlo;
- Riconoscere i propri limiti, di azioni non appropriate, fuori luogo, controllando i propri pensieri nei confronti dell’altro, per non metterlo in difficoltà;
- Gestire le regole di comunicazione, i tempi di parola e di risposta, i silenzi, nel rispetto delle emozioni proprie e dell’altra persona, in differenti contesti;
- Allenare l’assertività, ovvero la capacità di ascoltare l’altro, con competenza relazionale, riconoscendone i bisogni.
La mediatrice familiare aiuta a migliorare le situazioni in cui si vuole:
- Esprimere disaccordo ad una persona verso una determinata situazione;
- Rispondere o muovere una critica;
- Fare richieste o reagire a persone insistenti;
- Imparare ad osservare l’interlocutore per individuarne gli obiettivi primari;
- Esprimere disaccordo senza entrare in conflitto.
Allenare l’assertività
La mediatrice familiare aiuta ad allenare l’assertività; individua, infatti, nei soggetti con cui si relaziona, le inabilità comportamentali che, a causa di stati ansiosi, non sanno esprimersi correttamente o si esprimono in maniera non efficace (JOSEPH WOLPE 59 psicoterapeuta).
Wolpe prende in considerazione anche situazioni in cui l’anassertività, intesa come incapacità di esprimere una corretta comunicazione con l’altro, deriva da una mancanza di apprendimento da modelli inadeguati; in tal caso l’ansia non è causa di tali atteggiamenti bensì una conseguenza di essi.
Partendo dagli studi e dalle teorie di Wolpe, sono Libet e Lewinsohn, nel 1973, che definiscono la capacità del soggetto di utilizzare, in ogni contesto relazionale, modalità di comunicazione che rendono altamente probabili risposte positive dell’ambiente e riducono la possibilità delle conseguenze negative.
In tal senso, le capacità di una persona di riconoscere e affermare le proprie esigenze, con alta probabilità di raggiungere ei propri obiettivi, rispettando i diritti degli altri e tenendo con essi una relazione sempre positiva, è definita assertività.
La mediazione familiare allena:
- La capacità di esprimere e ricevere approvazioni, stima e affetto;
- La capacità di esprimere disapprovazioni;
- La capacità di dire di no;
- La capacità individuale e soggettiva di risolvere i problemi senza dipendere dal contesto, dagli altri;
- Capacità di interazione con gli altri, di socializzare, di continuare o concludere una conversazione;
- L’abilità e la responsabilità, anche organizzativa e di pianificazione, di guidare e influenzare gli altri verso la risoluzione delle difficoltà.
Il continuum comportamentale
L’assertività si descrive in un continuum tra due posizioni comunicative opposte: la passività, contraddistinta da atteggiamenti di rassegnazione, ansia, introversione, isolamento, fino a frustrazione e depressione e l’aggressività, connotata da emozioni di forza, esuberanza, determinazione ostinata fino a egocentrismo.
L’allenamento da una posizione di aggressività o da passività ad una posizione più equilibrata e ottimale di assertività è ciò a cui punta, nei propri incontri con la persona, la mediatrice familiare, consapevolizzando e responsabilizzando i soggetti verso il migliore stile comunicativo.
L’obiettivo personale viene raggiunto senza però interferire con gli obiettivi degli altri, che vengono ascoltati, compresi, accettati ed inseriti e accolti nel proprio obiettivo, così da conciliare e cooperare con gli altri, attraverso tecniche di negoziazione né persuasiva né manipolatoria.
La mediatrice familiare sa che i differenti stili di comunicazione appartengono a ciascuno di noi, anche se ognuno ha un proprio stile prevalente, nelle diverse situazioni è possibile adottare uno stile piuttosto che un altro.
In tal senso, il comportamento passivo viene adottato generalmente nelle situazioni in cui si ha poco tempo a disposizione per poter esporre le proprie opinioni, o se “non ne vale la pena” e non si ha una condizione emotiva adeguata a sopportare, in quel momento, una data situazione, per cui si rimanda di affrontare il problema.
Il comportamento aggressivo può essere adottato se vengono infrante delle regole, come nel caso di un genitore e se si ha a che fare con persone ostili o esigenti, per cui è facile “perdere il controllo” delle proprie emozioni.
Speriamo che in questo articolo tu abbia trovato tutte le risposte che cercavi sulla mediatrice familiare, ma non dimenticare che se hai altri dubbi o perplessità puoi scriverci a info@forensicsteam.it!
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Articolo di Martina Petrucciani
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BIBLIOGRAFIA
Libet, J. M., & Lewinsohn, P. M. (1973). Concept of social skill with special reference to the behavior of depressed persons. Journal of Consulting and Clinical Psychology, 40(2), 304–312